Pensavo : oh sì, zia Habìba, anch’io sarò una maga.
Mi lascerò alle spalle questa vita stretta e codificata
che mi aspetta negli angusti vicoli della Medina
e contemplerò i sogni.
Scivolerò oltre l’adolescenza, tenendomi la fuga stretta al petto,
come le giovani europee stringono i loro partner nella danza.
Le voglio tenere care le parole
e coltivarle per illuminare
le notti scure, e per demolire
le mura e i cancelli degli gnomi.
Mi sembra tutto facile, a guardarvi,
zia Habìba, Shàma, sparire e comparire
tra le tende del fragile teatro,
fragili voi, nel cuore della notte, sulla terrazza lontana,
eppure così piene della vita, nutrici e custodi di meraviglie.
Diventerò una maga.
cesellerò parole
che danno corpo ai sogni,
e renderanno vane le frontiere.